Comincio questo articolo dicendoti che ho 40 anni. Se sei più giovane di me, forse non ricordi un mondo “pre-social”. Se, invece, hai quantomeno la mia età, magari ricordi come facevamo “ai vecchi tempi” a organizzare un viaggio.
Per esempio, ricordo le fotocamere con le foto contate nel rullino (che poi ne usciva almeno una in cui c’era il dito davanti all’obiettivo!) e, personalmente, ricordo di aver organizzato il viaggio negli Stati Uniti con mia sorella, quando avevamo sui 20 anni, grazie al CTS (Centro Turistico Studentesco). Per sognare a occhi aperti di mete lontane, prendevo le brochures in agenzia e le sfogliavo.
Non c’erano i social. A dirla tutta, non avevo proprio idea del fatto che un giorno ci saremmo ritrovati a “scrollare” (verbo che neanche esisteva) per farci ispirare per i nostri prossimi viaggi o che avremmo seguito i travel Influencers.
Adesso, volenti o nolenti, tutti abbiamo quantomeno un profilo social e, spesso, lo usiamo sia prima del viaggio (magari a caccia d’idee) sia durante lo stesso. Se, invece, un profilo social non ce l’hai, beh, puoi non leggere l’articolo 😊

Cosa vuol dire usare i social in maniera responsabile
Per me, significa usarli in un modo che non danneggi nessun essere vivente e che non promuova azioni/narrative volte a danneggiare altri esseri viventi/il pianeta.
Ci sono vari modi in cui un viaggiatore può, più o meno consapevolmente, creare dei danni tramite quello che pubblica. Più il viaggiatore è seguito sui social, più l’impatto può essere vasto. Alcuni esempi sono:
- Pornografia della povertà
- Immagini o video di minori
- Immagini o video di persone senza aver chiesto prima il consenso per la foto e la divulgazione (magari spiegando come, dove e con che narrativa sarebbe stata usata)
- Immagini o video che mostrano un’interazione fra Uomo e animale che non è naturale (es. fare il bagno con i delfini in un delfinario)
Usare i social media responsabilmente mentre organizzi il viaggio
In questo caso, almeno nella mia opinione, il problema non sono i danni che potresti fare agli altri (a meno che tu non stia organizzando un viaggio in famiglia/con gli amici o, addirittura, un viaggio di gruppo per il quale viaggerai gratis o sarai pagato). Uno dei rischi maggiori, durante la fase di preparazione del viaggio, è quello di lasciarti soggiogare da ciò che vedi online.
Probabilmente sai benissimo che la maggior parte delle foto che vedi sono, se non finte, quantomeno abbondantemente ritoccate e lo stesso vale per reels e video. Per non parlare, poi, della narrativa che viene spesso usata. C’è quella tipa che viaggia in Sud America spendendo solo 5 Euro il giorno ed ecco che decidi di fare lo stesso, senza chiederti se hai l’esperienza per cavartela davanti a possibili pericoli, se sei disposto a fare l’autostop e soggiornare in alloggi scadenti o anche solo cosa faccia, la tipa in questione, nel resto delle ore di cui non vedi niente sui social.
Ecco come mi muovo per organizzare i miei viaggi senza cadere vittima di certe narrative e di determinati messaggi sui social:
- Non scelgo dove andare, cosa fare ecc. basandomi su quello che vedo sui social. Sarà che non seguo nessun travel Influencer e nessuno di quelli che ho visto mi ha colpita ma penso che sia importante tenere di conto che, in molti casi, i luoghi proposti sono sponsorizzazioni, pubblicità o, anche se provati/pagati/vissuti dal creator, si tratta sempre di una persona/personaggio che ha determinati obiettivi per il suo brand e certi messaggi da lanciare. Più l’Influencer è “grosso”, più c’è tutto un lavoro dietro.
- Uso guide cartacee e blog di viaggio, quasi sempre in inglese, che ho selezionato nel tempo e che m’ispirano fiducia per il livello e la completezza dei contenuti.
- Consulto i siti ufficiali. Ad esempio, so di persone che, per reperire informazioni sui visti o su altre questioni importanti e ufficiose, chiedono dritte sui gruppi Facebook o seguono ciecamente quello che hanno visto nella storia o nel reel del loro Influencer preferito. L’unico modo per reperire informazioni veritiere e aggiornate è quello di consultare ed eventualmente contattare le realtà ufficiali. Viaggiare Sicuri è un ottimo punto di partenza per sapere di cos’hai bisogno per entrare nel Paese che vorresti visitare, se ci sono vaccini obbligatori da fare, lo stato di sicurezza ecc.
Il rischio di credere ciecamente a quello che vedi sui social è anche quello di ritrovarti deluso da ciò che hai davanti (“non sembra neanche lo stesso posto di quello scatto sul profilo di X!”) o dall’esperienza in sè perché magari quella coppia che viaggia zaino in spalla ha parlato solo degli aspetti positivi di questo tipo di viaggio e tu non eri preparato a stanchezza, lunghi spostamenti in autobus e altro.

Come usare responsabilmente i social durante il viaggio
Molto dipende da che persona sei e da che tipo di viaggio farai – i viaggi dei volontari sono quelli più a rischio di pornografia della povertà e simili, tuttavia, ho visto posts “pericolosi” anche da parte di semplici viaggiatori che, girando l’Asia piuttosto che l’Africa, lanciavano dei messaggi sulle popolazioni del posto tutt’altro che dignitosi – ma, secondo me, la prima cosa da fare è capire che: SEI RESPONSABILE DI QUELLO CHE POSTI.
Esatto, hai letto bene. Sei tu, e solo tu, a scegliere cosa e chi fotografare/filmare, se editarlo/ritoccarlo, quando/dove pubblicarlo e che narrativa dargli. Puoi raccontare e raccontarti frottole o mezze verità – “Mi hanno invitato loro!”, “Ma i bambini erano così felici di farsi scattare le foto!” – ma, dentro di te, sai benissimo perchè hai fatto e condiviso determinati scatti o filmati.
Andiamo a vedere insieme cosa non dovresti fare e condividere sui social:
- Foto di bambini e ragazzi minorenni. Sì, c’è il discorso del permesso ma, specialmente in certi contesti, come in un villaggio rurale del Kenya piuttosto che della Cambogia, anche se i bambini o i loro famigliari ti dicono di sì, questo non vuol dire che abbiano idea di come userai e condividerai le loro foto.
- Lo stesso vale per gli adulti. In questo caso, quando possibile, può essere più facile spiegare loro la motivazione dietro lo scatto o il filmato (per esempio, se sei un documentarista) e anche ottenere permessi scritti.
- Visitare orfanotrofi, scuole ecc. per poi pubblicare il tutto online. Se proprio devi condividere qualcosa, assicurati che siano foto e/o video in cui i minorenni si vedono di spalle o, se ciò non è possibile, oscura i loro volti e qualsiasi altro tratto che possa renderli riconoscibili. Chiedi il permesso per le foto e i video agli adulti che vorrai immortalare e filmare e spiega loro cosa farai con quel materiale.
- Non cadere schiavo dei tuoi pregiudizi. Durante il mio viaggio in Kenya, ho conosciuto Susan, la ragazza che gestisce l’ostello dove ho soggiornato a Nairobi e ci siamo messe a parlare anche di come, spesso, i viaggiatori occidentali contribuiscono, con quello che postano sui social, al portare avanti una certa narrativa. Se, per esempio, ti è stato inculcato che in Africa la gente è povera, probabilmente, nel tuo viaggio cercherai esperienze e contesti che confermino questa tua credenza. Come spiega bene Susan in questa intervista, “A Nairobi ci sono anche persone così ricche da spendere almeno 100 USD per un piatto al ristorante. Il viaggiatore occidentale medio, però, viaggia low budget, alloggia in ostello, mangia nei mercati ed ecco che entra in contatto solo con la parte povera della popolazione. Per questo, conferma, più o meno involontariamente, la sua idea dell’Africa come di un continente in cui tutti sono poveri.”
In linea di massima, io non faccio mai qualcosa che non vorrei/non potrei fare in Occidente. Hai mai visto foto di bambini tedeschi ritratti come molti di quelli del sud-est asiatico o africani? No. Eppure, se vai in vacanza in Germania o in Nuova Zelanda, anche lì sei all’estero. Ma lì, l’idea di fotografare un bambino in quanto tale, raramente ti passa per il cervello. Nei Paesi “poveri” dell’Asia e dell’Africa, invece, immortalare un bambino, magari cencioso, sull’uscio di una casetta con un bel paesaggio in sfondo va bene. Questo è l’errore di base, su cui è bene iniziare a riflettere.
- Interazione con gli animali. Anche io, quando ero più giovane, ho commesso degli errori tipo visitare Sea World negli Stati Uniti o un santuario per elefanti in Thailandia, che poi tanto etico non era (non si potevano cavalcare gli elefanti ma era possibile farci il bagno e anche questo non va bene). Dell’esperienza al santuario, avevo addirittura comprato le foto di me che cammino e tocco l’elefante, che ho prontamente condiviso sui social.
Ora, con l’esperienza, mi rendo conto di aver fatto un errore.
Ricorda che, quando una persona vede qualcosa sui social, spesso non ha nè il tempo nè le competenze per approfondire ciò che ha visto. In questo caso, quindi, ecco che potrebbe voler prenotare un’esperienza simile nel suo viaggio in Thailandia, affascinato dalle mie foto a stretto contatto con gli elefanti.
Da un po’ di tempo a questa parte, boicotto tutte quelle attrazioni – se così si possono chiamare – in cui c’è un contatto fra l’Uomo e l’animale. Se non vuoi arrivare a questi estremi, stai comunque attento a ciò che condividi. Non solo foto e video ma anche l’esperienza (se, per esempio, durante un safari o altro è accaduto/hai fatto qualcosa che non avresti dovuto, per vedere meglio un animale), perché vederla sui social, ovvero fatta da qualcun altro, può spingere le persone a pensare che sia qualcosa di lecito, accettabile e replicabile.
Pensa, inoltre, a quelle attrazioni che esistono solo perché i turisti possano farsi delle foto con gli animali (come il Tiger Park, con sedi a Pattaya e a Phuket, in Thailandia, nel quale è possibile farsi fare foto con le tigri, da evitare assolutamente e nel quale non sono mai stata, ci tengo a specificarlo) o che includono anche dei photo boots in cui i visitatori possono essere immortalati con gli animali. Questo è contro natura, dannoso o comunque stressante per gli animali.
Anche condividere foto e video di altre persone – come gli addestratori in un parco marino – che interagiscono con gli animali in maniera non etica e/o che si trovano in uno zoo, in un parco marino o in qualsiasi altro posto in cui i diritti degli animali sono o possono essere lesi, può essere dannoso e può promuovere un tipo di turismo che danneggia altre creature viventi .
Prima di partire, quindi, informati sulle attrazioni in zona che hanno degli animali e che vorresti visitare e anche su come rispettare altri esseri viventi Per esempio, ho perso il conto di quante foto ho visto di persone che tengono in mano le stelle marine ma ormai basta poco per informarsi e scoprire che, togliendole dall’acqua, le stelle marine muoiono. Vale la pena di uccidere un altro essere vivente per una foto? Come mai, nel 2025, queste immagini ancora circolano sui social? C’è da riflettere.

Come dicevo prima, è anche importante usare il viaggio come strumento per distruggere o, quantomeno, incrinare, i nostri preconcetti. Io diffido sempre delle persone che dicono “ma io non ne ho!”. Anche se viaggi da tanto o vivi in un Paese diverso da quello in cui sei cresciuto, puoi avere comunque dei preconcetti. A me ancora capita, ogni tanto, di essere schiava di nozioni che mi sono state inclulcate nel paesino italiano in cui sono cresciuta. Questo non fa di me una cattiva persona, anzi, penso che rendersi conto di avere dei pregiudizi sia il primo passo, quello fondamentale, per esserne consapevole e smontarli.
Quando parlavo di Susan – la ragazza che gestisce l’ostello in cui ho alloggiato a Nairobi – dicevo dell’importanza di non andare solo in posti e contesti che non faranno altro che confermare i nostri pregiudizi. Magari non hai soldi a sufficienza per cenare con i ricchi della città ma puoi passeggiare in quartieri in cui vivono famiglie molto abbienti e farti un’idea di come parte della popolazione, appunto, non viva affatto nella miseria (anche se ti hanno fatto credere così).
I rischi dell’usare i social in viaggio
Come accade con tutto, secondo me i social non sono il male. Siamo noi a scegliere come usarli. Io faccio spesso l’esempio del coltello, che è neutro. Se lo usi per tagliare una fetta di torta per tuo figlio, ne fai un buon uso. Se lo usi per ferire qualcuno, ne fai un cattivo uso. In ogni caso, il coltello è sempre e solo un coltello.
Lo stesso succede con i social media. Ci tengo a stressare l’importanza della tua responsabilità nel come usi i social e, per esteso, nel modo in cui viaggi. È vero che, oggi, per la maggior parte della gente è semplicemente impossibile pensare di non avere neanche un profilo social ma questo non vuol dire, ad esempio, che tu debba passare ore e ore a scrollare il feed di Instagram.
Andiamo a vedere insieme delle scelte responsabili che puoi fare per evitare rischi e pericoli e per goderti al meglio il tuo viaggio:
- Non mettere mai la tua posizione esatta e non condividere informazioni dettagliate su dove alloggi, dove mangi regolarmente ecc. Questo perché, specialmente se hai molti followers, qualcuno potrebbe infastidirti.
- Lascia perdere la “foto perfetta.” Quante volte hai letteralmente sbavato davanti a una foto così bella da farti sognare di comprare subito un biglietto aereo per quel luogo? E, adesso che anche tu stai viaggiando in posti meravigliosi, dedichi un sacco di ore al fare foto e video. Cerchi vestiti perfetti, aspetti che la calca di turisti vada via, trovi l’angolazione ideale e via dicendo. A meno che tu non sia pagato per creare contenuti da sballo, fai come facevamo ai “vecchi tempi”: una o due foto e via!
- Non avere aspettative. Io non ho mai aspettative quando viaggio e questo perché le aspettative, spesso, non corrispondono alla realtà e finiamo per vivere il nostro viaggio come una delusione.
- Pensa ai ricordi che vuoi portare a casa. Tornando al discorso delle foto e dei video, ricordi quando, prima dell’avvento dei social, scattavamo per poter riguardare quell’immagine una volta rincasati? Adesso, nella maggior parte dei casi scattiamo pensando a quale inquadratura potrà portarci più “mi piace”, a cosa vogliono vedere i nostri followers ecc. e finiamo per dedicare gran parte del viaggio a fare scatti e video che neanche ci rispecchiano.
Personalmente, in viaggio dedico un po’ di tempo ai social – e anche qui a Siem Reap, dove vivo, ma molto meno di quando viaggio – perché so che le persone che mi seguono amano vedere i luoghi che visito e le esperienze che faccio. L’importante è essere consci del tempo trascorso a usare il telefono e di quello dedicato a guardare cosa pubblicano gli altri.
Ricorda che, specialmente se non sei un travel Influencer professionista, il viaggio dev’essere principalmente – se non del tutto – per te. Lascia perdere le foto che hai visto sui profili di altri viaggiatori, non trascorrere tutto il tuo tempo con il telefono in mano ma vivi il viaggio con consapevolezza. Ogni tanto, se puoi, lascia il cellulare in camera.

Conclusione
Come dicevamo poco fa, i social possono essere usati in modo positivo o in modo negativo. Non sto parlando solo del modo in cui li usi tu ma anche di quello in cui li usano gli altri milioni di utenti. I social spesso diffondono notizie false, a volte fatte circolare con buone intenzioni e altre no, che possono impattare il tuo viaggio.
È importante, quindi, che tu impari a guardare ai contenuti sui social (non solo di viaggio, ma questo è un altro discorso) come faresti se fossi seduto al bar, ascoltando delle persone che non conosci che parlano delle vacanze appena fatte. Ti affideresti ciecamente ai loro consigli? Ripeteresti pari pari i loro itinerari? Prenoteresti proprio quella località perchè a loro è piaciuta? Ti fideresti del poter fare il visto all’arrivo, come hanno detto loro, senza controllare sui siti ufficiali?
Probabilmente, la risposta a tutte queste domande sarebbe no. E allora, perché farlo con i travel Influencers? 😉
Infine, per quanto riguarda quello che pubblichi tu sui social, ricorda sempre che, anche se hai pochi followers, i tuoi contenuti possono avere un impatto sulle persone che ti seguono. Assicurati che questo sia positivo, producendo solo contenuti di qualità, con informazioni verificate, una narrativa che non riduce l’altro e il rispetto reale delle altre culture e degli altri esseri viventi. Per esempio, chiediti se è davvero necessario condividere le coordinate o il nome di quel villaggio peruviano che hai scoperto per caso, dove la gente vive ancora in armonia con la natura. Se tu lo facessi, probabilmente avresti molti “mi piace” e ti farebbe sentire anche bene con te stesso, un vero viaggiatore e non un turista (questa frase va letta con un pizzico d’ironia).
Se tutti facessero così, condividendo i luoghi che scoprono e che sono ancora poco battuti dai turisti, ci sarebbe il rischio che, presto, non lo siano più. Questo può portare benefici alle persone del posto, come più turismo e, quindi, più lavoro, ma frequentemente queste situazioni scappano di mano, anzi, sono fuori dal tuo controllo sin dall’inizio. Come fai a essere sicuro che il luogo non sarà preso di mira dal turismo di massa? Questo è possibile soprattutto se vi arriverano anche travel Influencers con molti followers.
Ancora una volta, ragiona bene sul da farsi, entra in sintonia con i tuoi valori e la tua morale e agisci di conseguenza. Come ho detto spesso in questo articolo: come usi i social, è una tua responsabilità (e di nessun altro).
